REVIEW PARTY Cyberpunk: Antologia Assoluta

Il nuovo Drago Mondadori racchiude alcuni dei pilastri del genere raccogliendo non solo i romanzi cult di tre degli autori più rinomati (Neuromante di William Gibson, Snow Crash di Neal Stephenson e La matrice spezzata di Bruce Sterling), ma anche la raccolta di racconti Mirroshades curata da Sterling e nella quale trovano spazio molti altri autori.
Prima di avventurarci alla scoperta di quest’universo ringrazio Irene di Non solo libri per aver organizzato questo review party e la casa editrice per la copia digitale in omaggio. Vi invito anche a scoprire le recensioni degli altri blog partecipanti!

Da neofita del genere posso dire che l’idea di creare quest’antologia si sia rivelata fantastica perché con un volume unico si ha a disposizione un bel po’ di materiale per scoprirne le basi, i temi predominanti e direi anche lo stile. Nonostante le caratteristiche personali di ogni autore personalmente ho avuto l’impressione di leggere un’unica opera, ma prendiamo nota del fatto che ho letto tutto di fila quasi senza alternare altre letture tra un romanzo e l’altro. Ho apprezzato la varietà di voci contenute perché permette al lettore che si approccia per la prima volta di capire in modo pratico quali sono gli elementi che ricorrono nel cyberpunk, la tipologia di ambientazione e soprattutto la filosofia degli autori.

Il cyberpunk racchiude nel suo nome la sintesi dei suoi elementi più caratterizzanti: la cibernetica (e in generale le tecnologie di comunicazione) e una sorta di ribellione che nasce in un mondo decadente. Da amante della tecnologia che è cresciuta sognando di avere un droid da compagnia piuttosto che un gatto sono partita con l’entusiasmo a mille, ma poi la realtà di questi libri mi ha colpita. Se da una parte abbiamo un’evoluzione tecnologica (capacità di programmazione all’ordine del giorno, ologrammi, persone che si connettono alla rete e vengono trasportate a miglia di distanza o addirittura in un mondo parallelo virtuale, parti del corpo meccanicamente potenziate, intelligenze artificiali che ragionano e agiscono per conto proprio) da farmi pensare all’utopia, dall’altra parte abbiamo un degrado della società da indicare immediatamente che, invece, ci troviamo in un mondo distopico.

Non ho trovato in nessuno dei romanzi un motivo esatto per il quale il mondo è arrivato in quella situazione, ma più che una carenza direi che è un invito a rifletterci su. Nelle storie contenute nell’antologia semplicemente troviamo il mondo così com’è, senza dettagli sulla sua storia o provenienza. L’intera narrazione è in realtà povera di “fronzoli” e di particolari intrecci e si concentra piuttosto sulle azioni dei personaggi. Qualche volta c’è qualche digressione sulle motivazioni dei personaggi, sui loro pensieri e sentimenti, ma non è quello il focus. Da una parte penso che sia una cosa positiva perché costringe il lettore alla riflessione e a fare anche un esercizio di fantasia per riempire i vuoti che percepisce. Probabilmente ultimamente ci siamo un po’ abituati troppo a ricevere troppe informazioni dall’autore, quasi a essere imboccati. D’altra parte, però, sento che questa narrazione che va dritta la punto mi abbia impedito di affezionarmi ai personaggi e senza provare empatia o almeno simpatia per loro ho goduto delle loro avventure a metà.

Il primo romanzo che apre l’antologia è Neuromante di William Gibson. Oltre a essere il suo primo romanzo è anche considerato il romanzo che ha piazzato il cyberpunk sul mappamondo della letteratura aggiudicandosi i maggiori premi della fantascienza: Nebula, Hugo e Philip K. Dick.
Sinossi: In un mondo in cui le mafie della finanza e dell’elettronica possono tutto, fra autostrade informatiche e hacker dai poteri neuromantici, si svolge l’avventura di Case. Si è messo contro l’organizzazione sbagliata e per vendetta è stato privato della capacità di connettersi al cyberspazio. Ora qualcuno è disposto a ricostruirgli le sinapsi bruciate, a patto che porti a termine un’ultima missione.
Non è un libro che trovo brilli per la trama, ma per le innovazioni scientifiche e le loro descrizioni. Ci viene presentato il cyberspazio, un luogo infinito fatto di connessioni intangibili nel quale le informazioni sono archiviate e trasmesse in un istante. Ogni computer, ogni macchina del mondo connessi in tempo reale, assistiamo praticamente a quella che potrebbe essere l’evoluzione superiore dell’internet e la cosa ancora più stupefacente è che Gibson l’abbia pensato negli anni 80. Un’altra figura degna di nota nel libro è quella delle corporazioni: in questo mondo caduto in disgrazia tutto è controllato da giganti multinazionali che hanno acquisito così tanta conoscenza e influenza da determinare il corso della storia. Le dinamiche tra i personaggi e le loro motivazioni possono non essere tra le più forti, la rivelazione del grande cattivo e del suo piano può essere che sia trattata in modo un po’ frettoloso, ma qui la cosa più importante è la capacità di Gibson di immaginare un futuro che oggi non sembra poi tanto irrealistico.

Snow Crash di Neal Stephenson ci porta in un’America dove il capitalismo e la privatizzazione sono portati all’estremo.
Sinossi: “Snow crash” è un virus informatico capace d’intaccare anche il cervello degli hacker. Uno di questi è Hiro Protagonist, che è anche spadaccino ed ex fattorino-lampo di pizze. Oltre a Hiro, indagano sul virus la sua ragazza, un bizzarro reverendo, un bibliotecario, un capo mercenario, un capomafia… Ma il vero protagonista è il Metaverso, rete mondiale in fibra ottica attraverso la quale la diffusione del virus sarà rapidissima. Il XXI secolo nella fantasia bizzarra, ma anche profetica, di un tecno-giallo dell’informazione.
E’ il romanzo che ho apprezzato maggiormente, attratta probabilmente dal protagonista che è un hacker e un genio della programmazione e dal Metaverso che tanto mi ha ricordato il mondo di Ready Player One (pubblicato, però, molti anni dopo – nel 2011). Il Metaverso di Stephenson è una delle invenzioni presenti cyberpunk che trovo più vicina alle tecnologie di oggi ovvero la realtà virtuale. Un elemento particolare del quale non mi sono accorta immediatamente è che Stephenson coniuga i verbi al presente. Questo probabilmente rafforza la sensazione che la storia scorra più velocemente, come se un amico i stesse raccontando l’ultimo film visto.

L’ultimo romanzo dell’antologia è La matrice spezzata di Bruce Sterling.
Sinossi: Definito da Sterling stesso come il favorito tra i suoi libri, “La matrice spezzata” racconta di un mondo in cui l’umanità è divisa tra i rivoluzionari Shaper, favorevoli a un’umanità biologica, in lotta contro gli aristocratici Mechanist (che vorrebbero imporre il dominio della macchina) per il definitivo controllo del genere umano.
La matrice spezzata è stato il romanzo che più mi ha affascinata grazie ai personaggi e ai loro intrecci. Storie d’amore e di amicizia, tradimenti, scelte che si intrecciano in modo da rendere difficile giudicare i personaggi coinvolti per le loro scelte. Si combatte a favore della preservazione dell’umanità biologica, quella che prosegue senza che la tecnologia interferisca con il corso naturale degli eventi. In fondo, ricorrendo a impianti e miglioramenti meccanici, a tecniche rivoluzionarie di ringiovanimento per rincorrere l’autoconservazione eterna ha davvero senso quando i nostri cari si arrendono e il mondo intorno a noi muta o addirittura crolla? Per quanto trovi affascinanti le possibilità prospettate non ho potuto fare a meno di chiedermi se davvero è una scelta giusta ricollegando il romanzo anche ai dubbi attuali sulla manipolazione genetica.

L’antologia si chiude con Mirrorshades, la raccolta di racconti brevi curata dallo stesso Bruce Sterling. Il contenuto più prezioso personalmente credo sia l’introduzione di Sterling al genere. Permette di contestualizzare meglio tutto e aggiustare le aspettative.
Ho trovato i singoli racconti meno d’impatto e sicuramente meno memorabili dei romanzi che li hanno preceduti nell’antologia. La loro forza credo sia data dal fatto di esser stati riuniti in un’unica opera da Sterling col probabile intento di creare un manifesto del genere. Sembra, però, che riducano un po’ il cyberpunk a pochi elementi (quasi cliché): mondo distopico, dove la tecnologia si è evoluta in modo estremp, droghe sintetiche, massima disinibizione per quanto riguarda il sesso e isolamento. E’ come se Sterling avesse scelto appositamente queste storie per rappresentare la sua visione di ciò che sarebbe il cyberpunk.

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