Il signor E. ha un problema: che sogna, ma non può saperlo. E quando si sveglia, continua a sognare – ma non può saperlo. Fra le mille e mille immagini scatenate dalle sue visioni notturne, comincia a delinearsi un’idea di base, un chi, e tanti perché: treni diretti al limite del mondo conosciuto, tigri dai denti a sciabola; cosa ci fa il Taj Mahal in Egitto?
…Il tempo di domandarlo, e un’altra corsa è già avviata, c’è un’altra realtà in cui precipitare, un altro sogno, quel baratro di paure e desideri che non può più scegliere di non vedere. Una menzogna, una chimera saggiamente sofisticata – o una verità nuda, semplice, incapace di essere imperfetta.
Una discesa labirintica nei mondi interiori di un individuo attraverso una scrittura informale, visionaria e a tratti sregolata che rivela lo stile di un sorprendente giovane autore.

Un romanzo breve, ma di una brevità ingannevole.
Con questo non voglio dire che la narrazione sia lenta o pesante, anzi tutt’altro. Semplicemente richiede del tempo per essere processata, analizzata e goduta. Vissuta.
La storia è composta da diversi episodi che corrispondono ai singoli sogni del signor E. scanditi dai suoi brevi risvegli. Questa struttura unita al fatto che dopo ogni sogno il Signor E. scivola nel prossimo ancora prima di prendere bene coscienza da una spinta alla lettura. E’ facile ricadere nel binge-reading e divorare una pagina dietro l’altra, con il rischio però di sollevare lo sguardo dal libro e chiedersi cos’è successo. Proprio come quando ci si risveglia dopo una lunga dormita e un sfilza di sogni che si fa fatica a ricordare. Si prova ad afferrarli per analizzarli e per fortuna in questo caso possiamo farlo perché possiamo ritornare sulle pagine dei libri e provare a cogliere nuove sfumature, nuovi indizi e dettagli da collegare.
In ogni sogno il Signor E. riceve l’aiuto di un Informatore per identificare il Generatore, la persona o meglio detto l’entità che lo tiene incastrato in questo loop continuo. Da qui anche il titolo del romanzo che riprende il concetto musica di fuga a più voci.
Durante i primi capitoli l’adrenalina trasmessa mi ha ricordato un po’ Le sette morti di Evelyn Hardcastle, ma ci troviamo di fronte a un romanzo diverso. Diventa sempre più interessante prova a capire e interpretare i singoli personaggi che incontriamo e soprattutto il finale che riesce a lasciare di stucco. Tuttavia, impuntarsi sul voler fare una vera e propria analisi può essere errato perché il romanzo si concentra sul presente. Ciò che succede adesso. Ora. Ancora una volta penso sia necessario sottolineare l’analogia con una lunga dormita. Quando passiamo da un sogno all’altro non abbiamo contatti con l’esterno, non c’è spazio per contestualizzare le cose ed è tutto un viaggio verso il risveglio. Ed è questo ciò che il Signore E. deve fare, trovare la sua strada verso il risveglio.
Per questo non sono presenti gli schemi più tradizionali di ambientazione e sviluppo dei personaggi. Non li conosciamo e non scopriamo nulla sul loro conto che non riguardi “l’adesso”. Le informazioni sono strettamente ridotte al ciò che sta succedendo.
Fuga a cinque voci è una sfida a lasciar cadere ogni schema mentale, ogni regola che riteniamo debba stare alla base di una storia in modo rigoroso e lasciarci trasportare nella mente di questo personaggio come in un sogno.