REVIEW PARTY Il vuoto di Yamauba – Emanuela A. Imineo

Emanuela A. Imineo fa ritorno con una nuova storia, un nuovo dark fantasy con un po’ di tinta horror. Penso, però, che dovrei dire che siamo noi che facciamo ritorno mentre lei ci apre di nuovo la porta per sbirciare il suo mondo. Per questo non potrei essere più felice di così e la ringrazio per la possibilità di leggere la nuova storia in anticipo e il review party organizzato.

May be an image of 1 person and text that says "REVIEW PARTY 10 MAGGIO: IL VUOTO DI YAMAUBA COME SI PUÒ MY SECRET DIARY UN CUORE TRA ILIBRI BIBLIONATIVE 11 MAGGIO: UCCIDERE IL REGNO DEI LIBRI ALL IN MY WORLD DEBBYNA THE READING'S LOVE CHIÈ È GIÀ MORTO DENTRO?"

Giappone, età feudale. Yamauba è divenuta mamma di uno splendido bambino. Il marito, stanco di quella donna che ormai ha trovato nel figlio il fulcro dell’esistenza, escogita con sua madre un piano per liberarsene: spingerla al suicidio, facendole credere di aver avvelenato il piccolo con il proprio latte. Così avviene e Yamauba, additata come strega e aggredita dagli abitanti del villaggio, è costretta a rifugiarsi in una caverna sui vicini monti. Convinta di aver ucciso il figlio decide di lasciarsi morire ma, per volere degli Dei, Yamauba sopravvive scivolando nella follia. Tra foreste cupe e distese innevate, la sua unica compagnia saranno gli Yōkai: spiriti crudeli e pericolosi, votati all’inganno. Guidata da uno di essi, Yamauba cederà ai peggiori istinti, nutrendosi di carne umana e accettando di perdere l’anima.

Una storia che ho divorato in qualche ora. Non perché io sia particolarmente veloce durante le letture, ma perché penso che le sue storie si leggano così, d’un fiato. Appena ti toccano ti afferrano, ti stringono e non ti lasciano più andare finché non arrivi alla fine. Immaginate una foresta di alberi che iniziano a stringersi intorno a te, a chiudere la strada dietro di te e a spingerti a continuare a camminare finché non attraversi tutta la foresta e non trovi l’uscita. E’ così che mi sono sentita quando ho realizzato che ero già alla fine. Un po’ come Harry Potter quando viene spinto fuori dal diario di Riddle, per smorzare un po’ i toni.

Mi sembra, quindi, un po’ superfluo dilungarmi sullo stile perché non saprei come descriverle se non bellissimo, scorrevole, accattivante, tutti aggettivi che adesso mi sembrano banali.
Io non sono un’amante delle descrizioni, soprattutto quelle degli ambienti. Anche nel romanzo più avvincente non riesco a concentrarmi, forse perché l’esercizio mentale di vedere l’ambiente di romanzo che prende vita intorno a me mi annoia. Le descrizioni ne Il vuoto di Yamauba, però, sono diverse perché hanno un ruolo particolare. Non si tratta semplicemente di fornire un luogo fisico agli eventi, ma sono un mezzo in più per trasmettere le emozioni dei personaggi. La natura gioca un ruolo importante tanto da avere l’impressione che sia un personaggio come gli altri. Chi ha letto anche la duologia di Borgo Opaco dell’autrice riconoscerà le montagne innevate, un luogo che diventa simbolo di desolazione e perdizione dell’anima.

La trama è molto lineare e oserei dire semplice se si guardano solamente i fatti. In molti punti l’ho trovata prevedibile, ma non voglio che sia visto come una nota negativa. Guardando il genere del romanzo si può intuire la direzione che la storia deve prendere. Non è comunque la trama fine a se stessa il punto di questo romanzo quanto lo sono i temi affrontati e i messaggi che vuole veicolare.
Il romanzo esplora la famiglia e sviscera ogni legame all’interno di essa. Quello tra marito e moglie, quando vivere intrappolati in un’unione senza amore e senza rispetto può diventare tossico. Quello tra figlio e padre, quando si cerca di vivere all’altezza della aspettative da una parte, mentre dall’altra s’invidia e si teme la giovinezza e la forza dell’erede. E, soprattutto, quello tra madre e figlio.

Da una parte abbiamo Yamauba e il figlio Takara: lei che perde la ragione davanti la perdita del figlio, lui che nonostante non l’abbia mai conosciuta ne sente la mancanza. Sembra quasi che la sua esistenza sia incompleta e non perché sia orfano di madre, ma perché è stata completamente cancellata. Non riesce a trovarne un oggetto, una foto, un ricordo in tutta la casa. A provare a colmare questo vuoto c’è la nonna paterna, Jaakuna, che tratta il nipote come un secondo figlio, ma può mai un nonno, per quanto amorevole e benintenzionate, sostituire un genitore?
In fine c’è il legame tra Jaakuna e suo figlio, Akuma, l’esempio lampante della madre accecata dall’amore per il figlio. Un amore che assume le forme di una vera e propria ossessione. Jaakuna è quella madre che non riesce a vedere i difetti del figlio e per la quale nessuno sarà mai all’altezza. La madre onnipresente, invadente, che vuole avere l’esclusiva sull’amore e l’attenzione del figlio.

Il pregio più grande de Il vuoto di Yamauba è raccontare dei temi in un modo speciale che tocca le corde più profonde anche nella persona più indifferente verso quegli stessi temi perché lo fa con una voce autentica. Vera.

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